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La pena di morte è stata eliminata e rimpiazzata con l'arresto a vita. Comma immesso dalla L. 13 settembre 1982, n. 646.
Favoreggiamento reale – Il soggetto che, fuori dalle circostanze di concorso nell’illecito o dalle circostanze prescritte dagli articoli 648, 648 bis e 648 ter, favorisce qualcuno per promettergli il prodotto o il guadagno o il prezzo di un illecito, è soggetto all’arresto fino a cinque anni se si tratta di reato, e alla sanzione da lire centomila a due milioni se si tratta di contravvenzione .
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Vengono applicate le prescrizioni del primo e dell'ultimo capoverso dell'articolo antecedente . Comma così cambiato dalla L. 19 marzo 1990, n. 55. ( Comma così rimpiazzato dalla L. 13 settembre 1982, n. 646.
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Patrocinio o consulenza infedele - Il patrocinatore o l’esperto tecnico, che, non adempiendo ai propri obblighi professionali, provoca nocumento agli interessi del soggetto da lui tutelato, difeso o rappresentato di fronte al giudice, è soggetto all’arresto da uno a tre anni e alla sanzione non inferiore a lire un milione.
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La condanna è soggetta ad un aumento: 1) se il responsabile ha compiuto il reato, colludendo con la parte contraria; se l’evento è stato compiuto arrecando danno ad un soggetto imputato. Si è soggetti all’arresto da tre a dieci anni e alla sanzione non inferiore a lire due milioni, se l’evento è compiuto arrecando danno a soggetto imputato di un reato per cui la legislazione prevede la pena di morte o l'arresto a vita ovvero l’arresto superiore a cinque anni. La pena di morte è stata eliminata e rimpiazzata dalla reclusione a vita.
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Altre infedeltà del patrocinatore o del consulente tecnico - Il patrocinatore o l’esperto tecnico, che, in una procedura di fronte al giudice, assicura simultaneamente, pure con l’interposizione di soggetto, il suo patrocinio o la sua assistenza a favore di persone contrarie, è soggetto, nel caso in cui l’evento non rappresenti un illecito più grave, all’arresto da sei mesi a tre anni e alla sanzione non inferiore a lire duecentomila.
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La condanna è dell’arresto fino a un anno e della sanzione da lire centomila a un milione, se il patrocinatore o il tecnico, dopo aver tutelato, difeso o rappresentato un soggetto, assume, senza l’autorizzazione del medesimo, nella stessa procedura, il patrocinio o l’assistenza della persona avversaria.
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Millantato credito del patrocinatore - Il patrocinatore, che, vantando credito di fronte all’autorità giudiziaria o di fronte al pubblico ministero, o anche di fronte al testimone, al tecnico o all'interprete, ottiene o fa assegnare al proprio assistito, a se stesso o ad altri soggetti, somme di denaro o altro vantaggio, con la pretesa di guadagnarsi il favore dell’autorità giudiziaria o del pubblico ministero, o del testimone, tecnico o interprete, ossia di doverli ricompensare, è soggetto all’arresto da due a otto anni e alla sanzione non inferiore a lire due milioni.
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Interdizione dai pubblici uffici - La pena per i reati prescritti dagli artt. 380, 381, prima parte, e 382 determina l'interdizione dai pubblici uffici. 384 - Circostanze di non punibilità – Nelle circostanze prescritte dagli articoli 361, 362, 363, 364, 365, 366, 369, 371 bis, 372, 373, 374 e 378, non può essere punito chi ha compiuto l’evento per esservi stato costretto dal bisogno di mettere in salvo la propria persona o quella di un congiunto da un grave e fatale nocumento nella libertà e nell'onore.
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Nelle circostanze prescritte dagli articoli 371 bis, 372 e 373, la condanna non è prevista se l’evento è compiuto da chi secondo legge non avrebbe potuto dare notizie in merito alle indagini o ingaggiato come testimone, perito, esperto tecnico o interprete ossia avrebbe dovuto essere informato della facoltà di esimersi dal dare notizie, testimonianze, perizia, assistenza o pareri .
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Articolo così rimpiazzato dall'art. 11, comma 7, D.L. 8 giugno 1992, n. 306. La Corte costituzionale, con pronuncia 27 dicembre 1996, n. 416, ha ritenuto illegittimo a livello costituzionale il suddetto comma nella sezione in cui non stabilisce l'esclusione della condanna per false notizie utilizzate dalla polizia giudiziaria, ottenute da chi avrebbe dovuto essere informato della facoltà di non darle, secondo l'art. 199 del codice di procedura penale.
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